CHAIGIDEL & NERATERRAE: Lamaŝtu

Nuovo lavoro, stavolta in coppia, per NERATERRAE (recensioni qui e qui ), al secolo Alessio Antoni, che ci porta con CHAIGIDEL (Mattia Giovanni Accinni), in un luogo remoto del tempo e dello spazio, in un viaggio ancestrale di pura dark ambient che ci trascina in una caverna o in un freddo tempio.

Otto tracce, composte per evocare la dea mesopotamica LAMAŠTU, descritta come moglie o rivale del ben più famoso PAZUZU, che oltre a nuocere agli infanti e alle donne incinte, si credeva anche divorasse gli uomini o ne bevesse il sangue, disturbasse il sonno portando incubi, uccidesse la vegetazione, infestasse fiumi e laghi e procurasse malattie.

Demone terribile, era rappresentata con un corpo villoso, testa leonina, denti e orecchie d’asino, lunghi artigli da rapace. Spesso era raffigurata in piedi o in ginocchio sopra un asino, mentre allatta un maiale o un cane, tenendo tra le mani dei serpenti.

Il duo italiano si cimenta in una vera e propria evocazione, che lentamente si innalza dal basso ventre della terra per giungere alle orecchie del demone. Un lamento doloroso e folle, fatto di drone, ambient, nenie e litanie, campane tibetane e percussioni che da lontano scandiscono un arrivo imminente.

Il throat singing, il canto corale simile al gregoriano, tanto rassicuranti, diventano qui elementi infestante della quiete dell’ascoltatore, quasi un’aberrazione nera che riprende il buddismo più occulto o il cristianesimo per poterlo deviare verso scopi inverecondi.

L’impasto sovrannaturale di questo album è vischioso, sa di terra umida e sangue rappreso, di pietra fredda e antica che fa esclamare ELOI ELOI LAMA SABACTANI, nel momento stesso in cui l’oscurità avvolge l’ultimo bagliore di lucidità e di speranza.

Oscurità e paganesimo antico vivono qui.

ALex

IL GIARDINO DELLA LUNA

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