Ho scoperto il karate combat quasi per caso, durante una delle mie peregrinazioni on line per cercare qualche stimolo e idea in più, trovandomi davanti a un incontro del grandissimo atleta e campione Rafael Ağayev, disputato all’interno di una fossa quadrata di 6,5 m x 6,5 m (21’4″ x 21’4″) circondata da pareti ad angolo di 45°. Sono rimasto stupito del fatto che si fosse creato un circuito che promuovesse un karate a contatto pieno e che lo rendesse “spettacolare” nella sua fruizione.
Da quel momento ho iniziato con grande piacere a seguire i vari incontri, spesso un po’ fuori dai canoni “estetici” e “marziali” del karate do, ma altrettanto spesso capaci di offrire molte idee per i kumiteka e soprattutto per osservare realmente la capacità offensiva e difensiva di ciò che si pratica o sportivamente o all’interno dei dojo.
Man mano che andavo avanti in questo mio approfondimento sono incappato nell’unico atleta italiano all’interno di questo circuito e la cosa mi ha riempito di orgoglio da una parte e incuriosito ancora di più.
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