Aquefrigide: torna sulla scena!

Riproponiamo una nostra recensione del secondo bel disco di Aquefrigide, che oramai ha annunciato sulla pagina ufficiale di Facebook di non esistere più.

Lo facciamo sperando che magari si possa ripensare alla decisione, visto che abbiamo trovato il progetto, sempre molto interessante in un panorama che spesso è di un anonimato sconcertante.

Back In Black
Info: backib@libero.it

La razza
Artista Aquefrigide

“This album is in memory of me” ecco è l’epitaffio scritto sul cd di Aquefrigide.

Frase davvero azzeccata, perché questa musicista è riuscita a uccidersi nel ricordo del precedente album e a rinascere con questo che è soltanto il secondo passo per questa crisalide che non sappiamo dove ci porterà.

La Razza (mixato negli studi della Subsound a Roma e masterizzato in California da John Golden -Faith No More, Neurosis, Melvins, Primus-) raccoglie 15 tracce  corrosive, aggressive che si distaccano notevolmente dalle sonorità più “punk” del precedente “Un caso isolato”, affondando le mani nel metal e infatti il groove tirato fuori dal cilindro malato di Bre Beskyt Dyrene ha l’impatto di un tir lanciato contro un uomo, assolutamente devastante nella ritmica che ricorda vagamente il miglior Joey Jordison (Slipknot) e nelle chitarre  chirurgicamente taglienti.

I testi minimalisti, sono  un mantra recitato in italiano con soffocanti grida che tolgono voce e respiro all’ascoltatore che si ritrova immerso in un mondo dove non ci sono compromessi, atti di pietà o perdono.

Viaggi onirici a base di scontro  con sé stessi e con il mondo che circonda Bre, la volontà di cambiare, rifugiarsi nei propri oblii sono alla base di ogni singola nota. C’è una tensione inversa, basta con un cielo che non regala luce, meglio una terra che può rendere veri nella propria concretezza.

Questo è forse il segreto del La Razza, una tensione palpabile di incubi e sogni spezzati.

Preparatevi a un mondo distorto che ritrova lineamenti, contorni nel veleno sputato in faccia da un grido che gira in un vortice inesorabile e strappa via ogni barlume di tranquillità, lasciando addosso un senso di sporcizia, di lordura che altro non è che la propria convinzione borghese che sentimenti e vita siano soltanto un recinto dove far pascolare le docili pecore dei propri sogni colorati.

Animali destinati al macello della vita.

ALex

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