The Green Inferno… ci voleva proprio?

Anche no.
Insomma, perché devi fare un film che omaggia i grandi Cannibal Movies e farlo così? Perché?! ELIIIIIII!!! Che Benson ti divori, io mi aspetto sì sangue e sbudellamenti e gente che diventa finger foods per affamati antropofagi, ma voglio anche la storia, voglio i personaggi, voglio un’atmosfera naturale che mi inquieti, che offra il brivido dell’incontro/scontro tra civiltà e primitivismo.
E invece?! Che mi tocca vedere dal regista che mi è piaciuto tanto per Cabin Fever e per i due Hostel?  Un filmetto. Diciamocelo, è proprio un filmetto senza infamia né gloria, dove un gruppo di ambientalisti si ritrova -a causa di un incidente aereo dopo un eclatante azione da attivisti social- sul menù del giorno di una tribù dell’Amazzonia peruviana. Qui scopriranno quanto dolore si può infliggere a ciò che mangiamo, diventando pietanze.
Eli, io ci credevo in questa pellicola e come me altri, ma non credo tu. L’omaggio -fin troppo chiaro- a Cannibal Holocaust dopo un po’ annoia e crea l’effetto comparativo da cui ne esci malissimo.
Cos’è che non funziona?
La storia. Traballante, con dei personaggi macchiette e inutilini che sono soltanto carne da macello e niente più. Nessun tipo di introspezione psicologica, di affezione per il gruppo, tranne che per l’antagonista (ridicolo), alcuni co-protagonisti (ma solo perché faticano a schiattare velocemente) e per la protagonista femminile: bellina, figlia di un diplomatico americano, che dal giorno alla notte si appassiona e parte alla volta dell’Amazzonia invasa dal furore dello sdegno. Abbastanza surreale, come tutto il pretesto per far partire ‘sta squadra de scarcinati verso il luogo preposto.

L’umorismo. Non è nero, macabro, cattivo. No. Ffa ride. Punto. Attimi di assoluta idiozia in cui l’unico scopo e far vedere cervella e sangue… ad catsum. Ok, ok, ci può stare volendo. Ci vuole ironia. Ma un conto è quella brutale e cinica, un conto è quella di un varietà degli anni ’80, che fa ridere e basta, a volte anche malamente.
Lo scenario. Bello, pe carità! Na coooosa bbbella l’Amazzonia. Ma qui fin troppo. Io me la farei letteralmente sotto a mettere un piede dopo l’altro nella foresta. In quella foresta soprattutto e posso solo immaginare quanto inquietante e intricata possa essere. Qui invece pare il parco Lambro. Manca la gente che corre e ci siamo. La supera in brividi la foresta di Predator.Il gruppo si muove agile, tranquillo, come se niente fosse e non mi pare proprio che ci sia la dicotomia città-natura crudele.
A livello di carneficina ne abbiamo di ogni, da frecce nella testa a smembramenti passando per torture con formiche etc, però nulla che davvero tocchi le corde dello spettatore e lasciando atterrito, disgustato. Direi che la sensazione che offre questa pellicola è quella del “telegrafato”, nella maggior parte dei casi, quello che penserete si avvererà e a meno che non vi chiamate Charles Xavier, credo che vi stupirà abbastanza… ma tranquilli, è solo il film che non offre sorprese.
Che gran peccato. Io lo volevo vedere e poi avere il disgusto davanti alla cena e invece… me so fatto fuori na bisteccona al sangue, alla faccia di Eli Roth e de ‘sto film, decisamente banalotto.

ALex
L’Alchimista
officinaalchemica@libero.it

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