Due chiacchiere con Richard Benson

Ho sempre detto che nel momento in cui fossi riuscito a intervistare Richard avrei chiuso Back in Black e le trasmissioni.
Sorvoliamo su queste follie, anche perché poi non potrei più parlare del nostro. Comunque, a conti fatti, dopo 14 anni di radio sono arrivato a Richard, per un’intervista radiofonica (che potrete ascoltare il 26 Giugno su http://www.radiocentrofiuggi.it, dalle 22.30 durante il nostro BACK IN BLACK) e qui vorrei dare qualche impressione.

Partendo dal presupposto che non ho minimamente avuto il pensiero di “provocarlo” sulle vie del becero-pop, Richard è stato cordialissimo e privo di fronzoli ludici a cui siamo “abituati”. Lucido nelle risposte. Ha parlato di questo INFERNO DEI VIVI con grande partecipazione, con una serietà enorme, raccontandosi nel suo modo iperbolico e mostrando anche dei lati molto intimi. “Devi vivere cose bruttissime, cose bellissime… […] Questo è il disco della maturità”.
In un excursus legato alla sua storia di performer (“Una volta ho passato 8 ore ad abbracciare e a parlare con i fans ad un concerto in un paesino”), alla sua storia con il suo pubblico (“Molti mi amano, molti mi odiano. […] Io spero che il pubblico con questo disco cambi, capisca.”) che sicuramente muterà veste dopo questa release, Richard si è raccontato tra le righe, abbattendo la distanza telefonica e concretizzandosi nella stanza dove mi trovavo.
Lui è consapevole di tutto quello che sta facendo come mai prima d’ora (“Io so quello che ho scritto. So quello che voglio”) e l’incontro con Federico e Francesco Zampaglione non ha fatto altro che rafforzarlo in questa convinzione di aver scritto un album che “ti rimane vicino […] che ogni tanto riprendi e ti offre ispirazione”, ricco di passaggi esoterici, non-sense, di attualità (come il riferimento all’ISIS e allo stato sociale scollato dalla vera realtà in cui viviamo). Una rock opera in cui incarnare diversi personaggi, diversi volti dell’umanità.

Sono passati 14 anni. Quando pensavo al tempo a cosa avrei fatto con Richard, mi vedevo a gridare come un pazzo e a farmi dire “Ultimooooooo”. Oggi sono stato felice di dialogare con un artista, un funambolo della propria vita che è stato coerentemente (e in maniera folle) in bilico fino ad oggi sulla corda di un’esistenza rock. Fatta di un solo eccesso, quello del proprio mito.

ALex
Back in Black

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SPAZIO ROCK: intervista a Gaetano e Marco.


Visto che a Back in Black non si vive di gelosie o di rivalità, ma di comunanza di intenti e schieramenti compatti, ho deciso di fare un po’ il punto su siti e blog che si occupano del nostro amato genere e non solo, in modo efficace, serio e con tante idee anche nell’off line.

SPAZIO ROCK è un importante portale dedicato al rock, ai suoi protagonisti e ai suoi appassionati, è insomma uno di quei siti dove spesso vado a buttare l’occhio per aggiornarmi e con esso partiamo.
La parola va quindi ai suoi fondatori – Gaetano e Marco (con cui parleremo presto in trasmissione per scoprire qualche novità) – per entrare tra le loro pagine accompagnati da chi le ha viste nascere e crescere.

Buona lettura.

ALex
Back in Black
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SpazioRock, come nasce e da chi?

Gaetano: Ciao Alex e grazie per l’interesse. SpazioRock.it è nato, sulla carta, quasi sette anni fa. Il mio socio e amico fraterno Marco, al quale piace raccontare un aneddoto che riguarda la nostra genesi, ti spiegherà com’è andata. Ti posso dire che è un magazine nato dalla nostra precisa esigenza di voler offrire qualcosa di più innovativo rispetto a quanto eravamo abituati a fare all’interno di Truemetal.it, la web-zine che ci ha ospitato per diversi anni e che ringraziamo per averci formati. Dopo un piccolo periodo di pausa io (direttore), Marco (editore e redattore), Stefano Risso (redattore) e Simone Castelli (videomaker), abbiamo fondato quello che oggi è a tutti gli effetti il nostro piccolo grande gioiello. Un magazine indipendente che è abituato a chiamare “famiglia” la cerchia di persone che lavorano all’interno dello staff. SpazioRock.it è andato online per la prima volta il 14 aprile 2009, data che non posso dimenticare perché è il giorno del compleanno del mio eroe indiscusso: Ritchie Blackmore.


Marco: Diciamo che la nascita di SpazioRock è dovuta ad una serata a base di birra e guitar hero. Il tutto era iniziato con una tranquilla cena a casa mia con i quattro attori citati da Gaetano al tavolo. Da li, esaltati dalla musica di Guitar Hero, e dalle numerose birre, mi sono girato verso i miei amici e futuri soci lancinado la provocazione: “Ma se aprissimo un sito tutto nostro?”. Detto fatto, alle 4 del mattino eravamo ancora seduti intorno al tavolo con le bozze di SpazioRock tra le mani!

Come si è evoluto nel corso di questi anni?

Gaetano: Si è evoluto a seconda di quello che il mercato e l’utenza hanno richiesto col passare del tempo. Dal punto di vista organizzativo abbiamo mantenuto una linea editoriale piuttosto rigida e un organigramma piramidale, all’interno del quale abbiamo inserito alcune cariche (come quella del caporedattore o del responsabile della sezione fotografica) che sono rimaste intatte, anche se negli anni gli attori si sono alternati. Della parte grafica ve ne parlerà più nel dettagli Marco, posso certamente dirti che rispetto agli esordi oggi il sito ha un’impostazione molto più “social” che continueremo a sviluppare coi nostri tecnici. Stiamo già lavorando ad una versione 3.0.

Marco: L’evoluzione è stata una combinazione di opportunità e capacità apprese. La natura social del sito è stata senza dubbio dettata dal mondo di internet e dalle sue velocissime evoluzioni. Per quanto riguarda le capacità, abbiamo spinto su una forte specializzazione qualitativa sia in termini di foto che di videointerviste, senza però dimenticare il comparto grafico, per noi fondamentale, e supportato da uno studio professionale.

Qual è la vostra anima? Cosa volete offrire?

Gaetano: La passione infinita che abbiamo per il mondo del Rock (per noi la R è obbligatoriamente maiuscola) è lo specchio della nostra anima. Ci proponiamo di offrire un servizio quanto più professionale ed equilibrato possibile cercando di diffondere al pubblico del Rock, vasto e competente anche in Italia per fortuna, la nostra opinione sulle solide realtà ma anche su quelle emergenti. Scavando a fondo si possono trovare “reperti” di rara valenza artistica.

Marco: Vogliamo offrire un mondo di Rock, fatto di luoghi virtuali e reali nei quali condividere questa nostra passione. Un mondo che viva senza confini e senza paraocchi, in cui possiamo parlare sia di Elvis che dei Behemoth, un mondo dove è la passione che accomuna ed è per questo che su SpazioRock diamo spazio a tutti, dai mostri sacri del rock fino alle band più promettenti.

Che tipo di notizie cercate? E come bisogna essere per diventare vostri collaboratori?

Gaetano: Anche in questa occasione, credo che la notizia, grossa o piccola che sia, la faccia il mercato. Più che cercarle, le notizie arrivano puntualmente sulla scrivania: il nostro compito è quello di diffonderle ai lettori. Stiamo sviluppando un sistema che ci permetta di programmare una serie di speciali/editoriali improntati sull’attualità e che possano attirare un vasto pubblico. Per diventare nostri collaboratori è semplice: da sempre cerchiamo quelle che adoriamo chiamare “macchine da guerra”, persone che come noi pensano, vivono e mangiano Rock 24 ore su 24.

Quanto è importante lo “scouting” sui gruppi italiani?

Marco: Questo è un aspetto fondamentale della nostra mission. Parlavamo di SpazioRock come di un luogo per condividere la nostra passione, ma anche per farla crescere. E cosa c’è di più stimolante che ricercare e supportare le giovani realtà promettenti? Amiamo sempre dire che il rock non morirà mai, ma per questo deve continuare a vivere e la linfa vitale di cui il rock si nutre sono le giovani leve che oggi passano le loro giornate a provare in sala prove, sognando di diventare un domani come i loro idoli.

La band che più vi ha stupito e quella che vi ha più deluso.

Gaetano: Domandona! Spero tu ti stia riferendo all’anno in corso altrimenti diventa piuttosto complicato. La band che più mi ha colpito in questo 2015 sono i The Darkness, che hanno rilasciato un disco pazzesco, inaspettato, pur con un Justin Hawkins senza voce rispetto agli esordi. Nessun dubbio per il gruppo che mi ha invece deluso: i Nightwish che con Endless Forms Most Beautiful hanno pubblicato un noioso surrogato dello splendido Imaginaerum.

Marco: La band che più mi ha stupito in questi anni sono i Kreator, stanno reinventando un genere che sembrava morto e sepolto dandogli nuove sonorità e attirande orde di nuovi ascoltatori. Per quanto riguarda le delusioni non saprei onestamente chi scegliere, sono una persona positiva che vede sempre il bicchiere mezzo pieno.

Che novità ci aspettano?

Gaetano: Una su tutte: la prima edizione dello SpazioRock Festival. E’ una cosa che sognavamo e a cui lavoravamo da molto tempo. L’abbiamo annunciato da pochissimo, alla nostra festicciola che si è tenuta il 18 giugno al Legend Club di Milano. Il festival è programmato per il 2016, all’interno dello splendida cornice del Live Club di Trezzo, che noi riteniamo essere il miglior locale live italiano, e ci saranno ospiti internazionali. C’è ancora riserbo sui nomi ma stiamo lavorando a stretto contatto con le nostre agenzie (Truck Me Hard e FFM srl) per portare in Italia alcuni tra i nomi più importanti e seguite della scena.

Marco: E non è tutto: a partire da settembre 2015 e fino al giorno del nostro festival, data che non possiamo ancora comunicare, inaugureremo le SpazioRock Nights in funzione del festival stesso: le migliori band emergenti che si alterneranno mensilmente al Legend Club avranno l’onore di salire sul palco coi mostri sacri al Live di Trezzo.

Un invito a leggervi

Gaetano: Il nostro primo logo, che poi abbiamo aggiornato con la versione 2.0 del sito, conteneva una breve frase ideata proprio da Marco durante quella famosa partitina a Guitar Hero di cui vi ha parlato, e recitava testualmente: “SpazioRock – Per chi vive di solo Rock”. Il nostro invito a leggerci vien da se: se siete amanti del genere fate un salto su SpazioRock.it, non ve ne pentirete perché chi racconta la vostra musica preferita vive a pane e Rock (e birra, ma non lo diciamo).

Davanti all’obbiettivo: PAOLA TOR

Da qualche tempo abbiamo ripreso in mano il mondo delle fotomodelle, prima cercando delle madrine per il nostro programma e palinsesto radio, ora invece puntando ad uno spazio fisso per fotografi e fotomodelle.

Perché un palinsesto radiofonico ha bisogno di parlarne? Perché pagine ricche di rock, metal, musica etc devono mostrare la fotografia? Perché per molti ancora deve essere sdoganata come forma d’arte; perché il bello in tutte le sue sfaccettature va incitato e sostenuto; perché abbiamo sempre fatto scouting e ci siamo sempre interessati di altri linguaggi ad altre “tribù”. Quindi se non vi sta bene, come dice Pino Scotto “Fottetevi tutti!”.

Oggi abbiamo PAOLA TOR, giovanissima fotomodella che abbiamo notato grazie agli scatti di quel geniaccio matto di Francesco Accardo (che firma tutto il servizio fotografico che vedrete). Un bel mix di provenienze (tra cui la nostra) dentro una ragazza di 24 anni che sa mettere in riga chiunque, sempre in modalità “carina e coccolosa”.

Qui l’intervista, venite a scoprire un altro volto, un’altra vita e un altro sogno. In fondo se stiamo ancora qui insieme… ci sarà un perché…

ALex

Back In Black
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.Come ti sei avvicinata al mondo delle fotomodelle e perché?

Fare la fotomodella è un po’ uno dei sogni che accomuna tutte le ragazze … io sono sempre stata un po’ maschiaccio, quindi non pensavo molto al mio corpo e al sentirmi bella e ho sviluppato questo interesse un po’ tardino. Poi all’ennesimo complimento ho deciso che era giunta l’ora di mettermi in gioco e capire se quei complimenti erano validi…e ahimè sono rimasta sorpresa … ero convinta che si sbagliassero tutti!!!

.Cosa ti aspettavi e cosa hai trovato?

Dal primo shooting che ho fatto mi aspettavo la conferma di non essere adatta per questo genere di cose e come nella maggior parte dei casi della vita si è dimostrato l’esatto contrario; in primis mi sono divertita veramente un casino e da subito ho avuto voglia di rifarlo. e poi ho scoperto che una foto può comunicare veramente tantissimo. Alcune potresti rimanere a fissarle per ore e tirarci fuori di tutto ed è una cosa secondo me incredibile.

.Essere una fotomodella significa vivere di pregiudizi da parte del sesso opposto? E cosa comporta nelle relazioni familiari?

Fare la fotomodella ha i suoi pro e i suoi contro. Ti fa sentire bene con te stessa, ti insegna a conoscere davvero il tuo corpo in tutte le sue forme e ti fa gioire del risultato che insieme al fotografo raggiungi… però purtroppo comporta anche dover dare spiegazioni a persone che ti circondano e che non hanno la tua stessa idea e vedono il mondo della fotografia come una cosa troppo estrema da fare e per niente adatto ad una ragazza di paese. Ti svelo un segreto: “Mai giustificata di quello che faccio con nessuno…mi critichi? O sei invidioso o sei troppo ottuso per conversare con me” una frase troppo drastica dici?? Prendere o lasciare (ride ndr)

Ti svelo un altro segreto ” i miei non lo sanno…ma lo sapranno molto presto e saprò dirti se cambia qualcosa a livello familiare… spero di avere ancora un padre (ride ancora ndr).

.Cosa hai provato la prima volta che hai posato davanti a un fotografo? E cosa provi ogni volta che lo fai?

La prima volta che mi sono trovata davanti ad un obbiettivo professionale tutto per me ero nel panico… i primi istanti ho pensato che lo shooting sarebbe iniziato con un ritratto della Tor in modalità “bella addormentata nel bosco”, invece è stata la botta di adrenalina giusta per fare grandi cose da subito e come sempre infatti ” la prima volta non si scorda mai”!

Ora non entro più nel panico ma l’energia che ci metto è sempre maggiore per trasmettere sempre qualcosa di più, altrimenti diventerebbe una cosa monotona no?! Ogni volta invece devi dare spazio alla fantasia e scatenarti al massimo, sempre in modo diverso e scoprire lati differenti da poter far conoscere al mondo che ti guarda!!!

.Sicuramente c’è una componente di esibizionismo nella tua professione, come ti rapporti ad esso?

Sinceramente non mi sento un’esibizionista anche se certo,  ovviamente una volta che sei consapevole di non essere da buttare ti apprezzi e quindi un pizzichino magari lo diventi per forza… però ogni volta che scatto lo faccio con la voglia di appagare l’occhio di mi guarda e tirar fuori un “wooooow” e non per ricevere per forza apprezzamenti o sentirmi la più fica del mondo… faccio proprio fatica a sentirmi chissà chi!

.Pregi e difetti ne abbiamo tutti, i tuoi?

Domandoneeeee… ovviamente difetti zero… pregi tutti!!! Ahahahah …no dai non so rispondere… secondo me sono una comune mortale con tutti i difetti di questo mondo e tutti i pregi di questo mondo…dipende dalle situazioni cerco sempre di essere “ADORABILE” ahahahah, comunque se vuoi per i pregi puoi chiedere a mio padre che mi adora e per i difetti al mio gatto.

.Hai fatto diversi scatti di nudo artistico, quali sono stati i tuoi pensieri?

Si ho fatto scatti di nudo molto divergenti: ci sono degli scatti dove sono riuscita, nonostante le trasparenze, a trasmettere tanta dolcezza e sensualità… in altri invece, nonostante non si veda granché delle parti “succose” ho trasmesso trasgressione!!!

.Cosa non faresti mai davanti a un obbiettivo e cosa faresti anche ora?

Vediamo… davanti ad un obbiettivo non farei mai…non farei mai…non mangerei mai, perché vedresti il peggio di me Ahahahha… la cosa che farei in continuazione mandare mille baciiii!!! Scherzi a parte, non mi piace fare scatti di nudo troppo esplicite… qualche centimetro di pelle lo vorrei tenere per me o per chi dico io.

.Fotografi: gente strana o persone con cui creare forti legami?

Partiamo dal presupposto che i fotografi sono tutti matti, ma ho capito che più matta sono io che sto davanti all’obbiettivo quindi, li ho rivalutati ahahahah… scusami ma mi va sempre di scherzare… seriamente …ho conosciuto fotografi che sono rimasti fotografi e ho conosciuto fotografi che sono diventati amici con cui condividere altro, perché sono persone meravigliose senza l’obiettivo in mano… con quello in mano a volte sono insopportabili sai ahahahah!!!

.Fotomodelle: è vero che c’è una guerra continua tra le appartenenti alla categoria, fatta di segnalazioni di foto sui social, arraffamento di contatti etc? Che ne pensi?

Purtroppo mio caro Alex è proprio così, io sono una persona così pacifica che le ammazzerei tutte quelle che ti fanno sfregi per avere spazio!!! Ma io ho un’ arma segreta vuoi che te la dica? Vabbè solo perché sei tu: indifferenza e vendetta fatta come si deve servita lenta e con tanta classe da non farti pensare che sia vendetta.

.Hai deciso che questa sarà la tua professione definitiva? oppure è transitoria?

Per il momento mi sto aprendo una bella strada come fotomodella, però vediamo cosa mi riserva la vita…

.Come vive una fotomodella? Qual è una tua giornata?

Beh una fotomodella si sveglia al mattino, si fa un selfie e lo pubblica; fa colazione con fette biscottate integrali con il miele, si fa un selfie e lo pubblica; va a fare shopping, si fa un selfie e lo pubblica…vado avanti?! Troppo lunga per una vita da sogno così… purtroppo io prima di essere una fotomodella sono una ragazza di 24 anni che vive da sola e quindi la mattina: sveglia presto, a lavoro, il pomeriggio in palestra – sennò chi mi fotografa più-  torno a casa, mi dedico alle miei bestiali fiere (che più di loro nessuno al mondo può farti staccare la spina e sentirti bene) poi cena e fuori con gli amici a far rumore in questo mondo zitto!!!

.Chi vorresti ringraziare?

Voglio ringraziare in primis il mio meraviglioso Fotografo che mi ha fatto crescere tanto con i suoi insegnamenti e che ogni volta che ho uno shooting con lui mi fa divertire troppo con il suo stile  “mattooooo” … io lo inventerei uno come Accardo se non esistesse!!! E ovviamente un mega grazie anche a te Alex, aspetto con troppa curiosità di conoscerti… kiss a tutti quelli che mi appoggiano in quello che faccio e un mega kiss a tutti quelli che leggeranno!!!

Nobu Trio- MISTIC FLOW

Una volta mi venne detto “Se stai raccontando una storia, stai facendo jazz. Non importa la forma, ma il “raccontare” e questa frase mi è tornata alla mente ascoltando questo straordinario MISTIC FLOW.

In fin dei conti incasellare questo trio italiano, in un genere come il jazz-rock, o il jazz sperimentale o altro, mi sembra molto riduttivo. Quello che viene proposto è un racconto e quello che viene richiesto è l’ascolto ripetuto di questo racconto, perché non subito si possono cogliere tutte le sfumature di questa magnifica trama che narra le gesta del mondo, dell’uomo e dei suoi sentimenti. Momenti introspettivi ma ariosi, cosmici, si sposano a improvvisazioni più “sincopate”, nevrotiche, con influenze orientali (in fondo già dal nome della band è manifesto l’amore verso l’estremo oriente) che avvolgono l’ascoltatore in un frusciare simile ad uno stormo che si alza in volo: spiazzante e magnetico.
MISTIC FLOW è una specie di “occhio del ciclone”, dove essere spettatori di un grandioso vorticare di sensazioni, immagini e suggestioni che entrano nei pori per contaminare tutto il corpo ricettivo di chi vi si trova, felicemente, invischiato.

ALex
The B.B. Dog

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Band of Spice- ECONOMIC DANCER

Capita che ti arrivi per le mani un album come questo, con una copertina che comunque non ti ispira moltissimo e che invece una volta messo nel lettore ti fa saltare dal divano e fregartene dell’artwork.
I Band Of Spice prendono il classico rock (ma anche l'””hard rock”” più stradaiolo o raffinato della Golden Age di questo genere) e lo riversano in 11 canzoni dal tiro fenomenale.
Troviamo davvero di tutto: chitarre ammiccanti e ricche di energie, una batteria poliedrica e mai stanca di sorprendere anche nei momenti più “basici”; tappeti di tastiere (che riportano a un certo gusto della E-Street Band o dei Grateful Dead), un basso incalzante e un cantante dalla pasta ruvida e vetrosa. Tutto in un’enorme architettura compositiva che ha dalla sua una proposta vincente nella sua immediatezza, capace di condensare oltre trent’anni di grandi brani e band in un colpo solo.
La prima impressione che si ha è quella di ascoltare un grande classico del rock; che ogni singola canzone sia stata trasmessa almeno 100 volte in tutte le radio; che l’ombra di Foo Fighters, Boss (su tutti) e molti altri, sia sopra questa band entusiasmante, senza adombrarli.

Strepitosi e già “classici”, non c’è scampo da questo disco.

ALex
Back in Black

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Max Fuschetto- SUN NA

La parola Sùn Nà, in lingua Yoruba vuol dire “Dormi ora” e ha l’accezione “sognare” e non poteva esserci definizione migliore per questo bellissimo disco che racchiude in sé una pangea stilistica che unisce sonorità provenienti da tutto il mondo, in un delicato equilibrio di danze, raccoglimento, riposo e ascensione. Voci eteree, lingue straniere che cullano il sonno ad occhi aperti dell’ascolto.
Max Fuschetto confeziona una piccola scatola in cui guardare con occhi curiosi, sporcandosi di oriente, mediterraneo, linguaggivicinilontanioppostisinergici.

Il compositore campano non si risparmia nel tracciare quadri impressionisti fatti di un misticismo laico, assoluto, umanizzato fino a diventare pura essenza mitologica, in un luogo terrestre chiamato passato, nomadismo… nell’atavica dimensione dell’umanità che sapeva confrontarsi con la sua specie, la natura e e le stelle.
Progetto incredibile, per entrare e forse poi uscire dal ventre caldo della terra.

ALex
The B.B.Dog

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Franco Baggiani – MEMORIES OF ALWAYS

Parla la notte, la città, il lento e articolato ribollire di una vita in sospensione continua tra l’angolo dei vicoli, il torrente dei marciapiedi e le luci dei locali e delle insegne accese.
L’album di questo conosciutissimo trombettista riporta alla mente i percorsi notturni di un’America lontana, nel tempo e nella distanza sociale, in quegli anni in cui il funk si muoveva agile e scattante sulle sonorità più disparate.
Tutto è in fermento in questo album composto da sei canzoni originali e la cover del maestro (anche di Baggiani, che lo omaggia con le sue venature, con i suoi percorsi stilistici, durante tutto l’album) Miles Davis “Black Satin”, in cui il trombettista italiano si muove completamente a suo agio.
MEMORIES OF ALWAYS – che abbiamo ascoltato anche in trasmissione – è una frenetica discesa nell’uomo, con spazi per recuperare aria e respiro, un suono che si unisce all’anima e la rende nomade.

ALex
The B.B. Dog

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Doomraiser -REVERSE (PASSAGGIO INVERSO)

Uno di quei dischi che ti mostra come alcune formazioni possano garantire una suono unico, potente e titanico in una modalità che riesca a riunire sotto lo stesso tetto qualità ed energia.
I nostri infatti non lasciano trasparire nessuna crepa nelle loro 6 perfette tracce, capaci di gettare l’ascoltatore in quel mood a cavallo tra gli anni 70 e 80 che tanto caratterizzò il doom e le sue appendici.
Il nitore della produzione, con un cantato “indietro” rispetto agli strumenti è decisamente all’altezza di un’ “esportazione” fuori dalla terra italica (perché, ricordiamocelo, i Doomraiser sono di Roma) che potrebbe concedere onori maggiori ad una carriera di lungo corso.
Tutto fila liscio come l’olio, tutto scorre come un cingolato su un campo di battaglia, abbattendo qualsiasi cosa si pari contro di esso. La bandiera del doom (con flussi più stoner a fare capolino qui e là) sventola in un’eterna moviola, con un vento plumbeo in questo disco che farà di certo la felicità di chi cerca un ambizioso progetto italico e un suono granitico.
Forse, l’unico “””neo””” è che questo disco è fin troppo dentro le proprie radici e le proprie aspettative, potendo far storcere il naso a chi cerca qualcosa di più – passatemi il termine – “originale”… riguardo a questa impressione l’unica cosa che mi viene da fare è riportare il tutto sul piano di un percorso coerente e certamente fangoso in cui i Doomraiser continuano il loro bagno artistico.
Tutto il resto è in questo REVERSE… da ascoltare a volumi devastanti, sfrecciando nella notte…

ALex
Back in Black

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Richard Benson- L’INFERNO DEI VIVI

Richard Benson firma la più grande beffa che potesse concepire e lo fa uscendo il 16 Giugno con il suo nuovo album “L’inferno dei vivi“.
Perché parlo di beffa? Perché come il Diavolo, lui, per tutti questi anni si è celato, ha fatto credere di non esistere, di essere ciò che gli altri volevano che fosse. Ha offerto panem et circenses e la folla ha applaudito, ghignante, tronfia, sicura. Questo lavoro invece mostra l’imbrigliamento dell’entropia artistico/mentale del nostro nella produzione di Federico e Francesco Zampaglione, che come un unico deus ex machina hanno creato una ruota in cui far girare furiosa la (propria e altrui) cavia creativa. La folla non potrà più ridere iraconda e sicuramente spiazzata urlerà al tradimento, allo scempio, alla vendita della propria coerenza… perché non capisce e non capirà, che quello che hanno sempre cercato oggi finalmente possono averlo in dosi massicce, parossistiche, evolute. Avranno un antagonista più concreto di quello idealizzato in anni di “militanza” bensoniana.
Troveranno 8 tracce che sono a metà tra un Grand Guignol tematico (con liriche che ripercorrono i grandi classici degli anatemi del performer, incrociandosi con aree “esoteriche”, con quadri irreali e senza senso) e sonorità convergenti e divergenti dal percorso di Richard, fatte di momenti d’atmosfera e beat ossessivi, alternati a composizioni più anni ’70 intrise di un rock suggestivo e alcune volte manieristico. Supportato da musicisti che fanno finalmente quadrare il cerchio di una produzione frammentaria e a volte confusionaria – tranne rari casi- il nostro Benson si muove sicuro in un ruolo di narratore, di voce in penombra che sa sbraitare e raccontare di sogni confusi e incubi surreali.

Parole che rincorrono pensieri lacerati su un’autostrada che costruisce nuove imprese per questo vessato e masochista personaggio saranno la croce da cui si ergerà per ridere beffardo, mentre le pietre lo sfioreranno lanciate da chi è ancora sicuro di avere un bersaglio facile, perché più grosso, perché ben supportato. Da chi si stupirà quando non avrà grosse argomentazioni per punire chi ha sempre punito e si troverà quindi ad auto-infliggersi un silenzio più doloroso di qualsiasi strazio corporale.

Sembro esagerato? Non siete d’accordo? Riparliamone quando avrete ascoltato L’INFERNO DEI VIVI. Riparliamone quando vi sarete ripuliti da quella sostanza oleosa chiamata “preconcetto”. Quando sarete entrati in questa beffa fatta di rock/horror/demenzialità comprendendo che siamo giunti alla sublimazione di anni di grottesco vissuto in ogni modo per arrivare alla solidità del Nuovo di un grande Vecchio. E anche allora se sarete tra chi non vorrà saperne e non vorrà cogliere il meccanismo sotterraneo e subliminale, nonché astuto, di questo progetto parlando di manipolazione o di marketing… io non mi muoverò dalla mia convinzione, di cui qui ho dato solo pochi cenni.
Il tempo è giunto e sarà l’unico giudice, finalmente, di questo personaggio al limite della società (e catalizzatore della sua paura e rabbia) e di sé.

ALex
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PRESTO AVREMO UN’INTERVISTA ANCHE PER IL NOSTRO PROGRAMMA CON RICHARD! STAY TUNED!

ARTISTA : RICHARD BENSON

TITOLO : L INFERNO DEI VIVI

ETICHETTA : INRI C

ATALOGO : ITV 022

EDIZIONI : METATRON SRL / LA DERIVA

DISTRIBUZIONE FISICA : ARTIST FIST

DISTRIBUZONE DIGITALE : BELIEVE DIGITAL

RELEASE DATE 16/6/2015

TRACKLIST 1. L’inferno dei Vivi 2. I Nani 3. Sangue 4. Succhiavo olio di croce 5. Malleus Malleficarum 6. De Profundis 7. Vi dovete spaventare 8. Il sale di satana Credits

PRODUZIONE ARTISTICA FEDERICO E FRANCESCO ZAMPAGLIONE

Registrato e Mixato al BossVox Studio di Roma da Francesco Zampaglione e Federico Zampaglione

Prodotto e arrangiato da Federico e Francesco Zampaglione Masterizzato da Fabrizio de Carolis al Reference Mastering Studio di Roma

Hanno suonato in “L’inferno dei vivi”
Richard Benson : Voce, Chitarre solistiche e urla agghiaccianti Ester Benson : Cori e vocalizzi demoniaci
Federico Zampaglione : Chitarre ritmiche, Basso, Tastiere, Rhodes, percussioni.
Francesco Zampaglione : Tastiere, Drum programming, campionatori, batteria e moog
Ciccio Stoia: Basso in “Sangue”
Marco Pisanelli : batteria in “Il sale di Satana” e percussioni in “Malleus Maleficarum ”
Artwork by Marco Pisanelli
Foto by Serena de Angelis

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